lunedì, giugno 04, 2007

Sveglia, ma con moderazione

Dopo un lungo sonno, lungo quanto quello che ha investito questo blog - oltre 2 mesi - la colazione deve necessariamente essere sostanziosa.

Ma deve anche, sempre necessariamente, essere semplice; deve restituire la smarrita voglia di fare senza rinunciare a quella nota di pigrizia propria di ogni buon risveglio. E allora ben venga una coccola casalinga senza la raffinata fragranza del croissant ma anche senza gli affanni necessari a tirarne la sfoglia: i Muffin al cocco con gocce di cioccolata.
Per prepararne circa 16 occorrono:
  • 100 gr di cocco grattugiato
  • 250 gr di farina 00
  • 3 uova intere
  • 200 gr di zucchero
  • 100 gr di burro
  • lievito per dolci
  • 150 gr di latte
  • 100 gr di gocce di cioccolato

Montate le uova intere e lo zucchero con le fruste. Aggiungete mescolando con un cucchiaio di legno il cocco grattugiato, la farina, il latte meno due dita alle quali aggiungerete il lievito che unirete per ultimo e il burro sciolto. Una volta aggiunto anche il lievito infarinate le gocce di cioccolato e aggiungetele all'impasto che verserete fino a un dito dall'orlo in uno stampo da muffin imburrato e infarinato. Cuocete in forno preriscaldato a 180° per 20 minuti circa.

Lo so che è una ricetta semplice, ma qui io e la mia assistente - di cui sopra potete ammirare le zampette - siamo convalescenti, reduci da un attacco acutissimo di pigrizia culinaria e per un bel po' posteremo solo noiosissimi quanto semplici piatti casalinghi...non è colpa nostra, è la cura per l'accidia... ce l'ha ordinata il dottore...

domenica, marzo 25, 2007

Non ci sono più...

...le mezze stagioni! E' questa la tipica frase, seguita da un grande sospiro di disappunto, che in questi giorni sembra essere la grande protagonista dei classici dialoghi da treno o da sala d'aspetto del dentista.
Più volte su questo blog ho parlato della mia insana passione per i luoghi comuni. Purchè infatti non abbiano, come di frequente accade, una sfumatura razzista, mi diverte adoperarli e, sopratutto, verificarne la veridicità o quanto meno la remota verità dalla quale originano.
Oggettivamente dopo un inverno straordinariamente mite, con giornate di gennaio e febbraio che consentivano di pranzare all'aperto, rintracciare nelle temperature siderali e negli temporali scroscianti che ultimamente si stanno abbattendo sull'Italia anche solo un'ipotesi di primavera appare alquanto azzardato.
Non vi sorprenderà, dunque, se la prima ricetta che posto dopo il 21 marzo è un Brasato al barolo con cipolline in agrodolce; per prepararlo occorrono:
  • 1,200 kg di carne di manzo adatta a lunghe cotture
  • 1 lt di barolo
  • una cipolla
  • una carota
  • un gambo di sedano
  • un rametto di rosmarino
  • qualche foglia di alloro
  • qualche foglia di salvia
  • 3 spicchi d'aglio
  • qualche grano di pepe nero
  • qualche chiodo di garofano
  • olio evo
  • 1/2 chilo di cipolline
  • una tazza di brodo di carne.

Mettete a marinare, con 24 ore di anticipo, la carne nel barolo con tutti gli odori (la cipolla steccata con i chiodi di garofano, le erbe, il sedano, la carota, l'aglio, il pepe). Il giorno successivo legate la carne per non farla deformare, versate abbondante olio evo in una pentola larga dal fondo pesante, riscaldatelo bene e rosolatela per "siggillarla" su tutti i lati. Copritela con il vino non filtrato, abbassate la fiamma, incoperchiate e cuocete a fuoco lentissimo per un paio d'ore. Spegnete il fuoco, sollevate la carne, filtrate il liquido di cottura (tenedolo da parte) rimettete la carne in pentola e ricopritela con il liquido filtrato facendolo ridurre a fuoco vivo. A questo punto aggiungete le cipolline, facendole rosolare bene nel fondo (andrebbero fatte da parte, questa modalità è apocrifa ma ci ho voluto provare per non avere troppi fuochi occupati) e sfumate tutto con una tazza di brodo di carne. Abbassate la fiamma, incoperchiate e cuocete ancora per una ventina di minuti.

Servitela ben calda con il suo sughetto e magari riuscirete ad intravedere qualche fiocco di neve posarsi lentamente sul davanzale della vostra finestra.

mercoledì, marzo 14, 2007

Dilettanti allo sbaraglio

Racconto molto poco di me su questo blog e volutamente. Di questo spazio ben poche persone della mia vita "non virtuale" sono a conoscenza. Ho scelto questo "silenzio" - io chiacchierona all'inverosimile - perché in un certo senso aumenta quelli che sono i miei "gradi di libertà" nel raccontare i piccoli aneddoti con i quali di solito accompagno le ricette. Credo però sia chiarissimo a tutti quanti leggono questo blog che, tanto per l'ingenuità delle ricette postate quanto per qualche raro riferimento al mio lavoro, non cucino per mestiere.
Rivendico quindi il pressappochismo, la vaghezza, l'inadeguatezza delle mie proposte culinarie come il giusto corollario di un dilettantismo che, in fondo, ritengo l'aspetto più genuino e divertente di molti food blog.
Non mi sognerei mai, invece, di tenere un blog che riguardasse il mio mestiere; questo perchè lo conduco con un rigore spesso confinante con una tale pedanteria che difficilmente, come invece mirabilmente fanno i miei colleghi senza tetto, mi consentirebbe di adottare quella necessaria leggerezza propria delle cose puramente ludiche. Ma c'è anche un'altro motivo per il quale tengo un blog su un argomento dove qualsiasi massaia media è più ferrata di me. Questo aspetto mi riguarda più direttamente e dunque, come molto raramente accade su questo sfondo verde, dirò qualcosa di personale.
Dopo lunga e paziente osservazione mi sono resa conto del fatto che, al di la delle ideologie, del carattere, della cultura e del grado di istruzione di una persona, esistono due grandi categorie di individui: quelle che fanno qualcosa esclusivamente in funzione di un "ritorno", che si prefigurano come obiettivo imprescindibile del loro fare, e quelle per le quali questo "ritorno" non è invece elemento propulsore del fare stesso. Lo so che non si capisce una mazza, diciamo che a Napoli della prima categoria di persone si dice: non mena ddoje si nun c'esce quatto, ovvero non punta "due" se non sa già in anticipo che ricaverà "quattro". Ecco, così mi pare più chiaro.
Questi due opposti attegiamenti si declinano poi secondo moltissime variazioni dei medesimi; ad esempio una persona che si aspetta di essere retribuita, giustamente, per il proprio mestiere e di sera allena invece gratuitamente una squadra di calcio dilettante non mi sento di annoverarla nella la prima categoria. Personalmente appartengo patologicamente alla seconda e dico patologicamente perchè non è infrequente che io presti opera a titolo gratuito anche in settori nei quali sono decisamente più qualificata che in cucina.
Cannella mi sembra appartenere anche lei a questa seconda schiera un po' sfigata ma, a mio parere, molto più divertente e divertita. Cannella chiude il suo blog perchè "insofferente", se ho ben capito, ad una serie di polemiche sulla inadeguatezza delle proposte dei food blog dilettanti. Cannella mi mancherà perché mi piace pensare di lei, quanto di me e di tutti i dilettanti allo sbaraglio che - ebbene si tiro in ballo il mio mestiere - come diceva Sebastiano Serlio nell'incipit del suo trattato di architettura: se io non giovaro alli curiosi di saper cose assai et di toccare lo fondo di ogni cosa, giovaro almeno a quelli che san nulla o poco che questa fu sempre la mia intenzione.

martedì, marzo 06, 2007

Sono fritto!

Una delle cose che in cucina possiede maggiori declinazioni è la frittura. Ogni preparzione possiede, infattti, oltre che un proprio "pre-trattamento" - pastella, panatura etc... - anche una propria temperatura e un proprio tempo di cottura; se questi non vengono "azzeccati" il risultato è inevitabilmente invalidato.
Devo ammettere che sul piano "teorico" sono abbastanza ignorante sull'argomento ma sopratutto non avendo, da anni ormai, messo le pile al termometro da cucina, se non sperimento le modalità di cottura, anche con risultati catastrofici, non le "posseggo" mai fino in fondo.
Ora magari se qualcuno che sa cucinare davvero, per professione intendo e non solo per gioco come me, legge qui di seguito inorridisce, ma io ho scoperto che per friggere adeguatamente Gli arancini occorrono temperature non elevetissime e quantità di olio che impediscano il galleggiamento dello stesso. Ogni volta che ho provato a farli con grandi quantità di grasso, da friggitrice intendo, si sono infatti carbonizzati.
Questi invece, scusate l'immodestia, sono venuti perfetti! Gli ingredienti, oltre a varie preparazioni di riso avanzate, per me sono stati:

  • due dita abbondanti di olio evo in una padella larg
  • temperatura non eccessivamente elevata
  • delle pinze (comodissime!) da frittura

Il risultato potete vederlo qui sotto:

Croccanti, asciutti e ben cotti all'interno con tanto di mozzarella filante!

giovedì, marzo 01, 2007

VotantonioVotantonioVotantonio

Siamo arrivati al grande giorno! Invito voi tutti passanti, lettori occasionali, estimatori appassionati di questo blog a votare la mia ricetta dei Muffin ricotta e mandorle al profumo di limone -postata quì sotto - mediante la seguente procedura:
  1. Andate quì , bellissimo blog che vale comunque la vostra visita
  2. Seguite le istruzioni che vi sono indicate (mi raccomando non imbrogliate che non voglio fare figuracce con la canny!)
  3. VOTATEMI!!!

    mioddio cosa non farei per quel premio!